La tradizione napoletana della frittata di pasta, risale ai tempi in cui gli artisti cuochi napoletani ingentilivano la pasta ripassata
La frittata di pasta si vede nelle eleganti tavole signorili, ma anche in quelle della piccola e parca classe borghese: è il connubio di un piatto antichissimo e della vita di strada napoletana. Ogni casa di campagna che si rispetti aveva un piccolo allevamento di animali, e così nasce la frittata di maccheroni, compagna di gite fuori porta, giornate in campagna, e soprattutto estati al mare.
Avanzi di pasta, non pasta appositamente cucinata!
Questa pietanza non ha un codice preciso, nasce però per recuperare gli avanzi del giorno precedente, e non possiamo partire senza averli.
Il giorno prima, la domenica ad esempio, preparate la pasta in maniera abbondante. Per non buttare i resti, il giorno dopo, sarete costretti a preparare una bella frittata di maccheroni.
Sulla ricetta si scontrano diverse teorie in merito alla sua altezza: la frittata sicuramente non è bassa, ma, grazie alla cottura, riesce a presentarsi con un’adeguata crosticina e perfettamente cotta al suo interno.
Il numero di uova da utilizzare è alto: parliamo di 5-6 uova per 350 gr di pasta. Occorre poi aggiungerne ancora altre se la pasta è del tipo penne o rigatoni, in quanto richiedono di essere riempite anche al loro interno.
La cottura è divisa in ben 3 momenti distinti. La prima parte della cottura deve avvenire a fuoco sostenuto, rigirando la frittata e riuscendo a creare due adeguate crosticine esterne.
Poi, si passa alla seconda parte della cottura: si mette il fuoco al minimo e si cuoce per circa 20 minuti coprendo la frittata con un coperchio.
Terza cottura: in forno, a circa 100 gradi per altri 10 minuti. L’ obiettivo di quest’ultima cottura è di far assettare la frittata: l’interno deve cuocersi perfettamente, la frittata deve perdere l’olio e l’uovo si deve asciugare.
Per una ricetta nel dettaglio: provate la frittata di pasta al profumo di basilico e prezzemolo.
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